Sarà la dimensione intima di quel piccolo gioiello che è il Teatro Civico di Alghero, sarà la presenza scenica, i bassi profondi e l’accento romagnolo di Ivano Marescotti, sarà per questo e altro che LA FONDAZIONE di Raffaello Baldini è un testo che conquista col passare dei minuti.
Marescotti è solo sul palco. Una scena vuota, alti muri arancioni, un divano verde, un plaid. Eppure il protagonista si muove nello spazio scenico come se avesse difficoltà, ostacolato da nemici invisibili e muretti da scavalcare. Gli stessi piani calpestabili non sono evidentemente alla stessa altezza.
Col passare del tempo l’uomo svela se stesso in quella casa, e tutti gli oggetti che lo circondano. Lui è uno che non butta nulla, anzi è uno che raccoglie. Perché la roba non va buttata, va tenuta da conto, può sempre servire. Ma l’uomo è solo nella storia, abbandonato da se stesso lascia intuire racconti familiari di autoemarginazione, di una solitudine che rivela se stessa come la migliore delle cattive compagnie. E Marescotti evoca una metafora cara all’intero genere umano. Siamo nati per stare soli e dovremmo amare chi lo merita come se non esistesse il domani.
Ma per qualcuno è troppo tardi. Resta solo la materia accumulata, non sufficiente per mostrare affetto.
Non è pena, non è compassione quella che si avverte nel tentativo di definire, tramite il racconto, la vita di questo certamente malinconico personaggio. Onesto, attuale, perduto.
C’è da sorridere tanto, amaramente, specie quando si intuisce quale futuro vorrebbe regalare ai suoi oggetti. Una fondazione. E badate bene, non un museo, con le cose morte, ma un posto vivo, dove raggiungere l’immortalità spirituale e materiale.
Ma che cos’è la materia senza lo spirito?
Intuendo la fine, l’uomo rallenta il suo incedere, vorrebbe compiere atti che gli facciano capire il suo ruolo nel mondo.
Ma è troppo tardi.
L’idea che dopo di lui tutto potrebbe essere buttato lo devasta.
Marescotti è attore sopraffino, padrone del palcoscenico in ogni momento. Usa le pause, accenna borbottii che fanno intuire sottili e bonarie bestemmie in dialetto.
Il pubblico è catturato da una piena commozione, il cuore di Raffaello Baldini batte in scena, forte, oltre il tempo.
Luca Losito