Non amo quei poeti contemporanei portatori di un annichilimento da lista della spesa, da Prozac o altre minuterie autoreferenziali. Mi sembra un Cannibalismo fuori tempo massimo e che ormai annoia. Perché è troppo semplice, così. Ed è pura finzione.
La poesia ha altre cose da dire, da vedere e da scrivere. Molto più umane, oltre il momento attuale. E utili.
La poesia bella è utile. Non è un ossimoro. Tutto ciò che è universale è utile: perché emoziona, rappresenta, immagina, scava e soffre o gioisce insieme a chi ascolta. Dà un contributo e un senso.
E la poesia di Bernardo Pacini è universale.
“Cos’è il rosso” è un’opera prima potente: ha un’intelligenza della parola e del verso non comuni. La voce di Pacini, (non è parente del noto produttore di mirto sardo ma è nato a Firenze nel 1987), fluisce senza tregua e mai casuale, per fissare tutto ciò per cui vale la pena vivere. La paura di morire, un merlo su una balaustra, l’odore del pane e dei libri usati.
Pacini ha la capacità di irrompere nelle cose, con occhio di falco scopre la faglia, il retro, il non visto e ce lo restituisce senza sfiorarlo né contaminarlo. Ed è questa la sfida dei poeti, il loro lavoro difficile.
La parte più morbida e importante della raccolta è nascosta al centro del libro: Il dentro delle case.
Eccone una poesia:

Tra il faro e il mare c’è di mezzo il dire
Solo una volta
ho visto il dentro delle case
e fu nell’estate di Fiesole
quando le vibrisse della sera
sfiorarono la mano
che tenevo stretta a Clarissa
Tra la malerba e i nidi di geco
In uno spazio di muro
Qualche donna lasciò aperta una finestra
e dietro la grata ho visto
la grattugia appesa al camino
la foto di Papagiovannipaolosecondo
un piccolo congresso di diverse luci e un’ombra
di vaso
Nel tempo di un passo si stabilì in me
la fibra pulsante di quella casa
scosse le fondamenta del torace
provocò una faglia
lo pervase di possibilità
Mi voltai e il viso di Clarissa
Fu chiave del mondo:
potei guardarlo per un attimo
come in apnea
come se arpionato con le dita allo scoglio
avessi visto in una fessura
la rosa di mare
metronomo della corrente
Allora seppi tutto
Del dentro delle case
È assassinio delle cose provare a dirle
senza sprofondarci

Questo poeta non ha bisogno delle liste della spesa e neanche di sbandierare i classici (Montale e Luzi) che conosce come le sue tasche e ama. Non c’è bisogno di dirlo. “Cos’è il rosso”  è un libro che vale la pena comprare e leggere. Perché colpisce, va a segno. E rimarrà.

Matilde Vittoria Laricchia

Bernardo Pacini – Cos’è il rosso – Edizioni Della Meridiana

 

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