Di fronte all’ultima vergognosa esternazione bloggistica di Grillo mi sento prima di tutto sconfitto. Prima ancora di sentirmi indignato, offeso, con lo stomaco sconquassato per una simile indigestione di ignoranza avvenuta in un tempo di lettura così breve, mi sento completamente privo di difese. Sconfitto, appunto.
Mi sento sconfitto perché in passato avevo promesso a me stesso di non cadere mai più nei suoi perfidi tranelli di comunicazione composti da retorica, cattivo gusto e pressappochismo
Mi sento sconfitto perché è la mia, la nostra indignazione che scaturisce sotto forma di tweet, post e click indignati che forma il “prodotto” che Grillo vende agli sponsor del suo blog; sono le nostre reazioni che formano una parte consistente della sua visibilità politica.Mi sento sconfitto perché dovremmo imparare a far cadere certe ingiustificabili porcherie nel dimenticatoio in cui meriterebbero di stare.
Esprimevo, un tempo, tutti questi concetti con una certa fierezza. Ero convinto di aver trovato un equilibrio, un compromesso convincente che mi permettesse di vivere con serenità, di non farmi costantemente il sangue amaro per ogni questione proveniente da quel paradiso di nefandezze che è la politica italiana.
Stavo bene.
Fino a ieri stavo bene.
Poi ho letto l’assurda “parodia” (sempre che di parodia si possa parlare) della poesia “Se questo è un uomo” di Primo Levi, contenuta nel suo omonimo, splendido romanzo. E di colpo nel dimenticatoio sono andati tutti i miei buoni propositi di equilibrio, distacco e di calma. Perché mi è stato insegnato che si può scherzare su quasi tutto, tranne che sulla sofferenza e sulla dignità altrui. Mi è stato insegnato che la buona comunicazione di un concetto si può fare solo ed esclusivamente quando si segue fedelmente un tema; che cosa c’entrano dunque, le sofferenze di un grandissimo intellettuale italiano vittima dell’orrore dei campi di concentramento con le imparagonabili sofferenze dell’uomo italiano di oggi?
Cosa c’entra, Grillo, il fango di Auschwitz con il fango gettato in questo Paese da mafia e P2?
Qual è il nesso, Grillo, fra il tuo presunto taglio ai nostri diritti civili e il taglio delle milioni di vite che sono state spezzate dalla barbarie nazista e da tutti gli altri regimi che hanno violentato la storia dell’uomo?
Con quale faccia, Grillo, ti permetti di utilizzare queste sacre parole, figlie di una lotta per la sopravvivenza, di una cieca speranza verso la forza dei sentimenti umani?
Con quale dignità, Grillo, puoi barattare qualcosa di così nobile, modificandola impunemente al solo scopo di ottenere un po’ di bagarre mediatica in tuo favore?
E dove sono finiti i tuoi sostenitori, pronti a difenderti dopo ogni tuo exploit?
E soprattutto, che posizione prendono tutti quei cittadini onesti e animati da passione autentica che hanno scelto di sostenerti? Perché ad esempio il gruppo 5Stelle di Sassari non si è ancora affrettato a chiarire la propria posizione, il proprio punto di vista, di fronte a dichiarazioni di una simile gravità?
Perché si assiste regolarmente a grandi dimostrazioni di zelo quando si tratta di “smascherare” gli avversari mentre non riuscite a distaccarvi dai pensieri più discutibili del vostro più noto rappresentante?
Questo silenzio, questo vostro timore reverenziale verso il vostro leader fa un effetto raggelante. Non fate cadere questo fatto nel dimenticatoio.
Perché certi graffi della Storia non si dimenticano.
Perché è giusto non dimenticarli.
Perché per non farsi fregare nella vita, mi dissero una volta, bisogna avere buona memoria.
Michèl Merini