In Sardegna la cultura sta morendo. E non da oggi. Ma ultimamente è arrivato un colpo d’ascia che aggiunge danno al danno del danno. La Regione ha infatti deliberato l’ennesimo taglio che colpirà il settore cultura e spettacolo impedendo, di fatto, a molte realtà che si occupano di teatro, danza ed arti performative, di poter svolgere con serenità il proprio lavoro.
Lavoro che impiega professionisti ed eccellenze, spesso molto più conosciute e apprezzate fuori dai loro confini che non nella propria terra.
Che reazione susciterà tutto questo?
Assolutamente niente.
Certo, gli operatori del settore protesteranno, cercheranno di far ascoltare la loro voce ai piani alti degli uffici della Regione; ma sul pubblico, sull’utenza, sulla massa di persone che avrebbero il diritto di godere della cultura, questa notizia passerà in modo indolore e silenzioso.
Le marionette cambiano, e non sono quelle meravigliose, oneste e autentiche di Is Mascareddas, sono gli stessi personaggi che cambiano faccia, nome, ma sono sempre utili a tutto.
Come sempre la storia si ripete, e non impariamo.
Non perchè i sardi non tengano alla cultura, anzi.
Forse solo perchè questo è il periodo sbagliato. Siamo in piena estate: questo è il periodo dei festival.
E su quella che in troppi, forse sbagliando, chiamano già “mafia dei festival” in Sardegna ci sarebbero da scrivere pagine, pagine e pagine. E ancora pagine.
Di cui non fregherebbe comunque nulla a nessuno, ovvio.
Perchè è bello lo spettacolo, la lettura, magari a sera, la chiacchiera con lo scrittore che vedi in tivvù, d’estate, col profumo di mirto, in un posto sperduto ma taaaaanto suggestivo, che se poi fa freschetto ci mettiamo un golfino. Belli i “famosi”, mentre la cultura locale muore e i talenti locali sono più conosciuti al di là del mare che non nella loro terra.
Ma allora teneteveli, coraggio!
E difendeteli, quegli artisti famosi sulla cui qualità bisognerebbe costantemente indagare! Tenetevi Soriga coi suoi amichetti, tenetevi Severgnini, la Cucciari, tenetevi e teneteci, teneteli forte e tenetevi stretti, con Marcello Fois e con tutti gli altri.
Andate con loro “sulla terra leggeri” . E in quella “terra”, se possibile, cercate di restarci.
Ti va un mirto rosso?
Fletch