SASSARI – Una volta c’erano i MONUMENTEROS. Il luogo era piazza d’Italia, il loro ruolo era quello di appartenere alla categoria degli stanziali sotto Vittorio Emanuele in piedi, e non a cavallo. A loro modo facevano politica, abitavano e difendevano uno spazio urbano.
Qualche giorno fa, abbiamo riso di una pseudopolitica che aveva bendato Mazzini all’emiciclo, e che fu poi sbendato da un noto arrampicatore.
Invece oggi assistiamo impotenti ad una scomparsa: non esistono più i difensori del marmo bianco, nè i valori di una destra autenticamente fascista, nè di una sinistra comunista e polemica.
Ieri abbiam registrato qualcosa che va ben oltre. Il busto di Garibaldi all’inizio di Viale Italia, proprio di fronte all’edicola dei Giardini Pubblici, è stato imbrattato sul volto da una quantità di escrementi, probabilmente canini, privo di un cartello di ispirazione vagamente polemica che giustificasse il gesto. L’azione è stata compiuta, ne siamo certi, senza che nemmeno un bucarottu urlasse almeno “DA SOTTU!”. La cultura denigrata, non solo quella turritana, quella nazionale, quella dei Due Mondi.
Abbiamo evidentemente passato il limite. Perché qui non si tratta più di difendere la Patria, nè tantomeno il personaggio o quantomeno l’idea che questi pezzi di storia dovrebbero continuare a rappresentare.
Ormai siamo alla difesa del monumento in quanto oggetto, di lega di metallo o marmo, non più ciò che esso rappresenta.
Dobbiamo riappropriarci della pietra, poi ricominciare a guardarci negli occhi e intuire i volti, poi leggere ciò che quei volti avrebbero voluto noi fossimo, in questo futuro presente.
Solo così potremmo, dopo tanti anni, ritrovare il rispetto di noi stessi. Un percorso lunghissimo, ancora prima di riuscire a far capire che dietro ogni monumento c’è un uomo. E si spera non sia un altro sassarese pisciamùru.
Luca Losito