«Caro sindaco, in questi quindici mesi ci siamo spesi responsabilmente, con tutte le energie disponibili, per affrontare la crisi che il territorio sta attraversando e rispondere nel modo più efficace alle esigenze della nostra cittadinanza. Riteniamo insostenibile questa situazione di instabilità politica e non vogliamo che gli assetti di giunta possano essere utilizzati come alibi per non trovare un accordo. Nel rinnovarti la nostra fiducia, con la stessa lealtà che ci ha sempre contraddistinto e nell’interesse esclusivo della città, rimettiamo nelle tue mani le deleghe che ci hai voluto conferire».
Con queste parole gli assessori della giunta Sanna evidenziano una situazione che prima o poi, si sapeva, sarebbe venuta a galla.
Ma la verità è che questa instabilità politica non viene solo da un PD cittadino in crisi già dalle primarie per il nuovo sindaco; né è frutto esclusivo delle scelte discutibili e rispettabili da parte di Nicola Sanna nella composizione della giunta.
Questo PD che si dice in giro neanche riesce a convocare una riunione unitaria, poiché la sede prescelta per l’incontro varrebbe già a far capire quale corrente deve presenziare e quale no. Voci maligne affermano che ormai il Pd Sardo abbia tante correnti quanti leader, e che esistano correnti del PD legate a personaggi ormai estranei al PD stesso, cosa assolutamente falsa. Ma se queste sono le vocine, forse sarebbe il caso di interrogarsi e chiedersi il perché di questo vociferare.
L’unità del PD sassarese, paradossalmente, è tutta in questo primo annunciato naufragio della giunta, in attesa del solito rimpasto o di un autentico confronto; per il bene di una città che lotta e soffre, con una opposizione pressoché inesistente, pentastellati evanescenti dopo il gran rifiuto dell’unico pensatore in consiglio, Città Futura che guarda avanti con indipendenza e indipendentisti coerenti come non mai nelle battaglie fuori da palazzo.
Una maggioranza che ha i numeri ufficialmente e ufficiosi dissidenti non va lontano, è chiaro.
Ma come confessava Sant’Agostino, che cos’è l’espressione del dissenso, se non il desiderio di restare uniti? Forse è necessario scendere all’inferno per risalire con un fiore in mano, sperando che, giunti nell’Ade, nessuno abbia desiderio di scavare.
Luca Losito