A casa mia, come tutti gli anni da sempre, abbiam fatto il presepe. Si tratta di una tradizione che seguo volentieri, anche se so già il finale. Non voglio apparir blasfemo, ma non c’è stato anno che il bambin Gesù non sia nato, e so anche cos’è accaduto trentatré anni dopo. Il momento più triste del presepe non sono certo questi miei ripetitivi e vaghi pensieri, quanto il momento di doverlo disfare. Quel momento coincide con la fine delle vacanze, ed è sempre ammantato da una certa malinconia, come una neve nostalgica e metaforica che copre, inesorabilmente, un’altra stagione conclusa.
Quest’anno, invece, mentre mi disponevo a conservare le statuine, ho trovato i Re Magi inspiegabilmente rivolti anzitempo verso la via di ritorno. Il loro atteggiamento era stizzoso, quasi fossero arrabbiati. Solo Gaspare (con una erre e senza i) pareva indugiare, ascoltando San Giuseppe che obiettava: “riproverò a raccomandare a Renzi di essere un po’ meno polemico e meno presuntuoso, se vuole tentare di vincere le elezioni deve imparare a essere più umile! È vero che è opinione di molti che lui sia tra i più bravi e preparati politicamente, ma è anche vero che gli altri non sono disposti a subire la sua supponenza! Prepari un programma di cose credibili e la smetta di rincorrere promesse elettorali come fanno Berlusconi, Grillo e Salvini! Gli elettori “cum grano salis” sapranno distinguere le false promesse dagli impegni verosimili!”.
Non riuscivo a credere ai miei occhi e alle mie orecchie! In forma magica udivo sostanza credibile!
Poi mi sono ricordato che secondo la tradizione popolare che la cristianità ci ha tramandato, i Re Magi erano in realtà tre saggi provenienti dall’Europa (Gaspare), dall’Africa (Baldassarre) e dall’Asia (Melchiorre) per portare oltre ai doni, anche la missione redentrice. Nel presepe ho trovato difficoltà a distinguere i tre Re, (forse lo stereotipo dettato dalla mia dose di razzismo europeista mi ha suggerito Baldassarre), ma il dialogo fra Giuseppe e Gaspare mi è sembrato interessante e, a mio parere, condivisibile!
Ci rifletto su, non pensando al 4 marzo ma all’imminente quaresima, auspicando meno avventi e più penitenze.

Giuseppe Losito

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