Casualmente abbiamo scoperto uno scrittore. Abbiamo sfogliato il suo libro. Poi lo abbiamo riletto con attenzione. E ora sarà difficile dimenticarlo.
Erano un po’ di anni che non leggevamo qualcosa di così luminoso.
Perché di Pier Bruno Cosso se ne sentirà parlare, se avrà voglia di andare a fondo di questa bella ricerca che ha cominciato.
“Certe volte i fatti di cronaca contaminano la fantasia di un autore. Certe volte quello che riportano i giornali è più folle di ciò che si può inventare. In questa storia alcuni echi di fatti reali si sono infiltrati nella trama, per trasformarsi al servizio della fantasia. Ma i nomi, i personaggi e le vicende sono di pura invenzione, e un’eventuale coincidenza con persone realmente esistenti sarebbe di pura casualità. L’unico personaggio reale del romanzo è il cormorano”.
Senza osare presunzione, la narrazione ricorda il Sergio Atzeni del quinto passo, è fluida e profonda, e affascina il lettore sin dalle prime righe. Mai banale, e anche quando è leggero lo ammette candidamente, sorvolando sulla pagina come un cormorano a pelo d’acqua in un giorno senza vento. Le descrizioni accennano al Mahfuz della trilogia, c’è Izzo che contamina, e qualcos’altro che fa parte della verità dell’autore.
Si può dire BRAVO? O dobbiamo necessariamente scrivere una critica ermetica e incomprensibile? Bravo, Pier Bruno!”Il mare lo sa chi sono io. Lui lo sa che stamattina potrei nau-fragare. Lui lo vede che mi sento il cuore stretto dentro una scatola che lo comprime e quasi non lo lascia pulsare. Ma io in lei ci credevo.
L’acqua oggi è verde smeraldo, così limpida che lo sguardo ci può saltare dentro fino a toccarne il fondo. Forse questo immenso liquido, da qui all’infinito, intimorisce un po’. Ci entro in punta di piedi: contatto fresco, improvviso, totale, con una brezza tutta sua che scaccia il caldo ancora rovente della spiaggia. Questa era la sua preferita, quella di Ezzi Mannu, a quaranta chilometri da Sassari.
Era, perché poi non ci voleva più venire”.
Il cormorano è metafora della vita, della libertà e del volo. Ma non è essenzialmente tecnico e stilizzato come Jonathan Livingston. Brevi capitoli, romanzi fiume nel romanzo, i vicoli di Cagliari che sono quelli di Alghero e di qualunque città portuale. Sì, anche Livorno.
“Da lontano vedo arrivare un cormorano. Distende le grandi ali per volare velocissimo un palmo sopra il pelo dell’acqua. Viene dritto verso di me. Fa quasi paura, per un secondo temo un’aggressione. Non faccio in tempo a pensarlo che è già qui, e mi passa davanti con la sua possanza in un silenzio profondo. Scorre in un attimo, ma lo inquadro come al rallentatore. È grande: la sua apertura alare è più ampia delle mie braccia spalancate. Che spettacolo, se non fossi stato bloccato dalla paura avrei potuto toccarlo allungando una mano. Una riga perfetta, sospesa per aria, dal becco arancione alla coda nera, slanciato, silenzioso, maestoso. Poi vira subito a sinistra a fiutare il mare e il vento. I suoi soli padroni. Si allontana lasciandomi dentro un battito zoppo del mio cuore inscatolato”.
Perché citiamo le righe di questo bel romanzo? Perché riteniamo che solo leggendolo si possa spiegarlo. Cosso è uno scrittore di classe, non acerbo, scrittura liquida senza fraintendimenti o doppi sensi, libera per scampato pericolo. Leggendo capirete…
C’è tanto di cinematografico nella scrittura, le scene sono già organizzate, manca solo un regista. Chissà che sia libero come un cormorano.
“Lo so che oggi gioire è un imbroglio, ma gridandolo mi voglio convincere che si possa. Tanto il cuore rimane lì, costretto a non uscire per paura di aggressioni”.
Assolutamente consigliato per chi ha ancora voglia di credere nei sogni.
Luca Losito
Pier Bruno Cosso
IL VOLO DEL CORMORANO
Marlin Editore