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Facciamoci una sana SATIRA!

SATIRA è l’anagramma della parola RISATA. Esatto. E questo, che si sia trattato di una coincidenza o di una forzatura linguistica voluta, è già di per sè straordinario. E’ una sorta di equazione lessicale, un esperimento riuscitissimo di equità della parola: definire il fenomeno responsabile della nostra ilarità rimescolando le lettere stesse del termine RISATA. Un capolavoro. Un sistema perfetto. Altri casi di sistemi linguisticamente perfetti si potrebbero avere se

Allah, comunque, è abbastanza GRANDE.

A: Buongiorno signora, volevo solo un paio peperoni, perché… B: Peperoni? Ma signora mia lei lo sa che ci sono i negri maomettani che ammazzano la gente? A: Si, vabbè, ma io i peperoni però li devo… B: Quelli sono gente negra! Ciànno i Kalasni! E lo sa perché vanno in giro a fare i terrorismi? A: Perché non trovano i peperoni? B: Perché dicono che i francesi di quel

Charlie Turritano…

A Sassari nella notte si spara. Per futili motivi. Qualche giorno fa una caffetteria marocchina è stata vandalizzata. Per rubare il cancello in ferro battuto, parrebbe. Anni prima del momento in cui scrivo interpellarono il lettore di lingua e letteratura araba per comprendere le strane scritte, potenzialmente eversive, sulla facciata dell’Università. Erano i durissimi tempi dei dissidenti iraniani che scappavano per venire in Ziddai a studiare medicina. Non era farsi,