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Per segnalare un evento scrivi a: redazione@sassaricity.it Sabato 21 giugno – Piazza Santa Caterina - 21:00 LA PIZZICA PIZZICA E IL RITMO DELLA TARANTA Anna Cinzia Villani e Macuran Orchestra ____________________________________________________________________
Torno su questo argomento in un nuovo editoriale perché in questa direzione la città di Sassari fa scuola, da sempre, nel bene e nel male. Non facciamo nomi, perché rischieremmo di dimenticare qualcuno. La politica è distante dai cittadini quando la politica non è pensata per i cittadini. Perché fare politica vuol dire occuparsi delle cose di tutti. O decidere di non occuparsene, ovvio. Il fine settimana che è appena
I drammaturghi dell’assurdo e dell’orrore hanno solo codificato storie che a Sassari esistono da sempre. Forse da ancor prima della città stessa. In Patiu Di Lu Diàuru forse c’era un mercante ebreo, (ma non quello della casa del mercante, che forse ebreo non era), forse l’abitazione privata del boia comunale ufficiale, qualcuno dice un orco gobbo o un fantasma impiccato male. (PHOTO: Bruno Idini)
Devo chiamarti Giovanni o Giuseppe? Giuseppe. Tutti mi chiamano così. Giuseppe Pintore è un ragazzo di 22 anni, sassarese figlio di sassaresi. Ma a tornare indietro, un po’ come tanti, si scopre la sua anima accudidda. Mi ascolta lentamente, abbozza un sorriso, sembra che da ogni cosa che lo circonda tragga ispirazione. Giuseppe ha scritto un libro, un testo di fantasy che fa già parte della storia degli scrittori locali,
Narcisa Monni tace. Ha già regalato troppi pezzi allo spettatore curioso e che torce un po’ il naso. Forse perché Sassari non è pronta. O forse perché i quadri sono inseriti in un contesto celebrativo e troppo festoso che contrasta con gli oggetti e gli scorci rappresentati. O ancora, forse, tutto è voluto e l’allestimento doveva essere proprio così. Vengono in mente le parole di Marina Cvetaeva, quando dice che
Autoscatto, dicevamo una volta. Ora un altro termine inglese è entrato nel nostro parlare quotidiano. Sparirà? Resterà? Nel frattempo parliamo meno e cominciamo a guardare più noi stessi, forse troppo. Egotismo o autoriflessione?? I frutti per ora sono solo su facebook. (PHOTO: Bruno Idini)
Mi dicono di lasciar perdere. Di non fare gli auguri per il primo maggio perché ormai è più la festa degli inoccupati che dei lavoratori. Troppa gente senza stipendio che non ha voglia di sentirsi rivolgere auguri ipocriti. Mi domando: non è forse un lavoro vivere? E rido della mia ingenua retorica. Intesa più come una celebrazione che come festeggiamento, la giornata di oggi deve invitarci a riflettere. Con un