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Devo chiamarti Giovanni o Giuseppe? Giuseppe. Tutti mi chiamano così. Giuseppe Pintore è un ragazzo di 22 anni, sassarese figlio di sassaresi. Ma a tornare indietro, un po’ come tanti, si scopre la sua anima accudidda. Mi ascolta lentamente, abbozza un sorriso, sembra che da ogni cosa che lo circonda tragga ispirazione. Giuseppe ha scritto un libro, un testo di fantasy che fa già parte della storia degli scrittori locali,
Narcisa Monni tace. Ha già regalato troppi pezzi allo spettatore curioso e che torce un po’ il naso. Forse perché Sassari non è pronta. O forse perché i quadri sono inseriti in un contesto celebrativo e troppo festoso che contrasta con gli oggetti e gli scorci rappresentati. O ancora, forse, tutto è voluto e l’allestimento doveva essere proprio così. Vengono in mente le parole di Marina Cvetaeva, quando dice che
Autoscatto, dicevamo una volta. Ora un altro termine inglese è entrato nel nostro parlare quotidiano. Sparirà? Resterà? Nel frattempo parliamo meno e cominciamo a guardare più noi stessi, forse troppo. Egotismo o autoriflessione?? I frutti per ora sono solo su facebook. (PHOTO: Bruno Idini)
Mi dicono di lasciar perdere. Di non fare gli auguri per il primo maggio perché ormai è più la festa degli inoccupati che dei lavoratori. Troppa gente senza stipendio che non ha voglia di sentirsi rivolgere auguri ipocriti. Mi domando: non è forse un lavoro vivere? E rido della mia ingenua retorica. Intesa più come una celebrazione che come festeggiamento, la giornata di oggi deve invitarci a riflettere. Con un
Mi dicono di lasciar perdere. Di non fare gli auguri per il primo maggio perché ormai è più la festa degli inoccupati che dei lavoratori. Troppa gente senza stipendio che non ha voglia di sentirsi rivolgere auguri ipocriti. Mi domando: non è forse un lavoro vivere? E rido della mia ingenua retorica. Intesa più come una celebrazione che come festeggiamento, la giornata di oggi deve invitarci a riflettere. Con un
C’è un romanzo postumo di Ernest Hemingway, pubblicato nel 1999, “VERO ALL’ALBA”, che parla di Africa, soprattutto. Un passo recita così: “Esistono luoghi mistici che fanno parte dell’infanzia di ognuno. Quelli che a volte ricordiamo e visitiamo in sogno, mentre dormiamo. Di notte sono belli come lo erano quando eravamo bambini. Se mai tornaste a vederli, non ci sono. Ma di notte, se avete la fortuna di sognarli, sono stupendi
Così parrebbe, a volte. Ma Sassari è una città che dorme con un occhio aperto e l’altro pure. Ed è sempre un buon segno quando un turritano dormicchia. Tutto va bene, per ora, sembra dire. Anche se quello mi sta fotografando, lo lascio fare. Magari mi pubblicano su Sassari City. (PHOTO: Bruno Idini)