L’ultima illusione in termini cronologici della giunta Cappellacci si chiama “zona franca”. Si tratta di un inganno alimentato da certa stampa amica che gioca ancora una volta sulla condizione di disperazione dei sardi.
Il prode Ugo aveva appena smesso di cavalcare l’onda lunga della “vertenza entrate”, ossia il recupero del credito vantato nei confronti dello Stato Italiano. In quel caso la sudditanza con il padrino di Arcore gli aveva impedito di poter fingere a lungo, “scordandosi” così di chiedere la riscossione dell’assegno per tre anni di seguito. E poco ha importato che a pagare le conseguenze di quell’amnesia siano stati i sardi stessi, trovandosi quasi mezzo miliardo in meno nel già meschino bilancio regionale.
Ma sebbene il povero governatore non ne imbrocchi una che una, memore della frase del mitico colonnello Buttiglione, “non si arrende mai nemmeno di fronte all’evidenza”. Quindi persevera nel disastro.
Perché è un politico. Perchè è stato ferito nell’onore. Perché ama i sardi senza essere ricambiato. Li ama al punto da volerli proteggere dalle orde di chiassosi turisti che avrebbero invaso le coste, colpevoli di mettere a dura prova la capacità ricettiva dell’isola. Perché la Sardegna non è mica la riviera romagnola: l’obiettivo strategico è quello di attrarre solo arabi extra ricchi e nababbi da Billionaire. Gli altri, i peones che vorrebbero venire in Sardegna ad Agosto, dovranno invece prepararsi a sborsare l’equivalente di un volo intercontinentale per il solo viaggio in nave, possibilmente in una cabina puzzolente e gestita da una ciurma imbelle di finti marinai.
Per i sardi, invece, quella cosa che hanno chiamato con ottimismo “continuità territoriale” si è scelto di non applicarla al trasporto marittimo, con la conseguenza di avere legittimato un clamoroso cartello tra le principali società di navigazione ed un monopolio di fatto. L’esperienza poi della società di navigazione della Regione Sarda ha mostrato tutta l’improvvisazione di un governo incapace di programmare qualcosa di serio, determinando addirittura una denuncia di infrazione da parte della Unione Europea.
È notizia di qualche giorno fa della nave carica di mondezza che cercava di liberarsi del suo carico in qualche porto sardo, ad evocare la metafora di tanti, troppi turisti trasformati improvvisamente in scatolette vuote di tonno o in assorbenti usati. Si trattava anch’essa di merce deperibile, talvolta radioattiva, che avrebbe meritato pattumiere meno suggestive per scaricare i suoi pestilenziali effluvi: a noi dovrebbero già bastare le discariche di Sarroch, Quirra, Portotorres e Ottana.
Non meraviglia che recentemente il povero Ugo abbia candidamente dichiarato di volersi ri-candidare alla guida della Regione, segnalando che i successi della sua amministrazione si trovino sotto gli occhi di tutti (e noi aggiungiamo, in particolare sotto i suoi).
Potrà mai la cecità parziale dei quattro mori rimediare alle colossali sviste di questo sciagurato quinquennio di vane promesse? Urge davvero l’azione di un bravo oculista. Coadiuvato, ovviamente, da un luminare psichiatra.
Andrea Deiana