E COSI' (POE)SIA... di Matilde Vittoria Laricchia
OSPITIAMO SU QUESTA RUBRICA UNA POESIA DI COSTANZO PILO S’e’ debburi in amori candu no semmu amaddi avharisthia vuruddu asse’ un onda di mari pa’ pusthazzi luntanu lu durori meu Dimmi addiu cuìppi ingiusthi ventu di mari mi intendu chi mi dazzìa amori lu trambusthu toiu ha bisogniu d’amori cumenti lu meiu durori lu ventu di tramuntana e’ fosthi e lu mari si unfieggia cu li sò ondi piegniu di
Non amo quei poeti contemporanei portatori di un annichilimento da lista della spesa, da Prozac o altre minuterie autoreferenziali. Mi sembra un Cannibalismo fuori tempo massimo e che ormai annoia. Perché è troppo semplice, così. Ed è pura finzione. La poesia ha altre cose da dire, da vedere e da scrivere. Molto più umane, oltre il momento attuale. E utili. La poesia bella è utile. Non è un ossimoro. Tutto
Quando si dice di un poeta che “ha sentimento lieve e parla sottovoce”, è un modo educato per dire che la voce è talmente sotto, che non si sente: non parla. Poi Il Pianissimo di Sbarbaro, che invece parla – eccome, se parla – era nato come Fortissimo. Forse. E anche Luisella Pisottu, parla. A voce alta e chiara. E fa sentire tutta la bellezza di cosa significhi trovarsi da