A Sassari nella notte si spara. Per futili motivi.
Qualche giorno fa una caffetteria marocchina è stata vandalizzata. Per rubare il cancello in ferro battuto, parrebbe.
Anni prima del momento in cui scrivo interpellarono il lettore di lingua e letteratura araba per comprendere le strane scritte, potenzialmente eversive, sulla facciata dell’Università. Erano i durissimi tempi dei dissidenti iraniani che scappavano per venire in Ziddai a studiare medicina.
Non era farsi, non era terrorismo, non erano minacce… solo lettere arabe, isolate, senza alcun senso logico.
Eppure il mondo da qualche settimana è diviso in due: da una parte Charlie Hebdo, vignette di dubbio gusto e ottima satira, azzeccata, perfetta. In ognuno di quei proiettili andati a segno è contenuta, purtroppo, l’amara verità di quanto quei disegni abbiano colto il senso profondo del dissenso e quanto siano andate a buon fine.
O forse è solo una scusa, e dovremmo darne atto. Ma allora – ci chiediamo – quale motivo per massacrare dei fumettisti?
L’Italia si interroga, mancando gli strumenti per comprendere una satira che qui da noi avrebbe avuto ben poco spazio, c’è chi solidarizza, chi si indigna, e chi cerca di essere originale senza aver capito alcunché.
Gli altri tacciono.
Dicono che a Sassari basti qualcuno poco distante per essere razzisti. I sennoresi sono ebrei, i sussinchi macchi, i senegalesi tollerati, gli zingari odiati, i digraziaddi locali sono, invece, solo sfortunati.
Banalizziamo, certamente.
Esorcizziamo la paura, quantomeno ci proviamo.
Mentre c’è chi pubblica i massacri della Francia coloniale in Nord Africa per urlare un VAFFANCULO CHARLIE.
Indignarsi? A poco serve. I Social Media offrono purtroppo a chiunque la possibilità di esprimere un’opionione, farla circolare, essere condivisa, poco importa se stolta e falsa. Troppi coglioni al voto, ecco il limite evidente della democrazia.
La satira informa, deforma e fa quel cazzo che le pare – tuonava Daniele Luttazzi dopo l’epurazione dalla televisione pubblica.
Le domande tra le più semplici e immediate sono: A cosa serve la Satira? La satira è Arte? A cosa serve l’Arte?
Mettendo da parte le scelte future delle politiche sull’immigrazione – alle quali anche Sassari dovrà un giorno dar conto – ci interroghiamo sul come si possa essere senza Charlie (non inteso come pubblicazione periodica) ma senza i diritti civili e la libertà di espressione. Troppo lungo un dibattito su questi temi, per ora su facebook – giusto per fare un esempio – solo fesserie e opinioni non supportate.
Viva Charlie, che ci fa riflettere, pensare, che impone a chi possiede una coscienza di documentarsi su temi a noi poco cari.
Dall’altra parte solo il clima del terrore e l’inconcepibile ignoranza. A volte in buona fede. Una fede forse sbagliata.
Luca Losito