Che ne dite? Ruspe laser, bombe atomiche, picco e pala? Forse no. Ma sono decenni che si parla e si dibatte, spesso invano, dell’ex Hotel Turritania. Una parte dell’opinione pubblica lo considera una mostruosità impattante sulla città, e ne invoca infatti l’abbattimento, ma pure a ciaffòtti. Un’altra parte attende invece che crolli da solo. Amen.

UN PO’ DI STORIA
Negli anni ‘90 il Consiglio di Amministrazione dell’ERSU, (Giuseppe Losito esprime testimonianza diretta essendo all’epoca consigliere in rappresentanza del comune di Sassari Ndr), prese in considerazione la possibilità di acquisto per destinarlo a Casa dello Studente.
Si fecero dei sopralluoghi e delle valutazioni, e fu accertato che la spesa per la ristrutturazione era superiore a quella necessaria per abbatterlo e costruirlo ex novo. Ma niente si fece. Tante parole, niente fatti. E ora solo degrado.
Porta Sant’Antonio è, da sempre, l’ingresso più importante alle mura cittadine; collega la parte urbanizzata alla parte produttiva degli orti e della zona industriale, in direzione di Porto Torres, della costa in sintesi. Tanti anni fa fu così realizzato il cavalca-ferrovia che consentì, e tuttora consente, l’accesso al centro urbano attraverso il corso Trinità e via Aurelio Saffi. Ma si tratta di un tortuoso e insufficiente percorso che imbottiglia il traffico creando code interminabili nelle ore di punta. Nel 2006 la Sovrintendenza impose un vincolo per preservarne il valore storico e sociale e lo stile architettonico tardo razionalista. Il blocco dell’attuale sovrintendente, Bruno Billeci, è atto dovuto di legge, almeno sino a quando il vincolo troverà ragione per sussistere. Ma questo contrasta il desiderio espresso dai cittadini di abbattere quella brutta costruzione, che offende la parte Ovest del centro storico. Senza contare che, di fatto, questo tappo di inutile cemento blocca la possibilità di riqualificare l’intera area e risolvere uno dei peggiori nodi di traffico, e conseguenti ingorghi, della città.

UNA PROPOSTA
Si potrebbe realizzare un ponte ciclopedonale e senza barriere architettoniche, sull’esempio di alcuni ponti realizzati nelle città europee dal noto architetto Santiago Calatrava, restituendo spazi preziosi alla vita cittadina. Il traffico e parcheggi potrebbero essere indirizzati sotto il piano stradale.
Proprio in questi giorni è notizia che Sassari diventerà finalmente Città Metropolitana; questo importante passaggio ripropone il problema di ripensare in termini urbanistici il ruolo di città-territorio con tutta la viabilità e gli accessi e collegamenti da migliorare, tra i quali quello storico di collegamento del Corso Vittorio Emanuele con Viale Porto Torres/Predda Niedda, che necessita urgentemente di essere ripristinato. Quindi, soltanto un interesse pubblico prevalente, che pare ormai evidente, può ottenere la cancellazione del vincolo sull’edificio del Turritania. Senza però escludere che si può salvare e salvaguardare diversamente la memoria del progetto del caro e competente Vico Mossa.

IN SINTESI
Se proprio si volesse preservare il Turritania si potrebbe trasferire la sola parte soggetta a vincolo in altra area, più idonea e visitabile, come un museo dell’architettura recente. Per fare un esempio brutale, in Egitto, tra il 1963 e il 1986, il tempio di Abu Simel fu sezionato in più di mille blocchi e spostato su un altipiano 65 metri più alto. Questo per evitare che venisse sommerso dal bacino che si formò dopo la costruzione della diga di Assuan.  Spostare la parte dell’ex Turritania soggetta a vincolo in altra area, ad esempio nella poco distante area dell’ex gazometro, sarebbe ben poca cosa rispetto alle colossali strutture egiziane. Senza contare che sono state depositate in Comune oltre 2500 firme a favore del progetto del giardino pensile, proprio nell’ipotesi di un parco nell’area del poco distante ex gazometro. Cosa stiamo aspettando? Anche l’area di Porta Sant’Antonio ne gioverebbe e potrebbe essere riqualificata.
Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di realizzare dei modelli esponibili, anche con l’utilizzo della tecnologia messa a disposizione dalle stampanti 3D. I modelli così ricavati potrebbero, per esempio, essere esposti al museo Sanna, al Masedu o comunque in luogo adatto per renderli fruibili da cittadini e visitatori. In un museo del Novecento, ad esempio, sarebbero una delle principali “attrazioni”.

PER CONCLUDERE
Qualcuno dice che Sassari è in declino, e che appare decadente come non mai. Ma la possibilità che ristabilisca la sua fama di città guida della Cultura, dell’Università e delle Arti, è un obiettivo imprescindibile se si vuole assumere pienamente anche quello di Città Metropolitana. Dunque, a quasi 80 anni dalla sua costruzione, l’amministrazione comunale ha la possibilità di invertire una parte di questo declino, dare un forte segnale in direzione opposta e dire ai cittadini che Sassari non vuole morire annegata nel traffico, nel rispetto di un mucchio di cemento che ha fatto il suo tempo.

UN APPELLO
Sindaco Campus, sfrattiamo la tartaruga e cominciamo la corsa della lepre, senza inutili soste? La città le direbbe grazie, un grazie sentito. Ci pensi seriamente, sappiamo che ne è capace.

Giuseppe Losito

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