Quanto mai attuali i corsivi di Aldo Cesaraccio
Domenica
scorsa in Piazza d’Italia c’era una bella mostra di antiquariato. Giornata ventosa ma soleggiata, gradevolissima comunque. Spulciando tra i libri usati ho trovato, e subito acquistato, un volume del quale avevo sentito parlare in un’altra storica libreria: da Dessì quando ancora era Dessì.
Si tratta della prima raccolta (ignoro se ne esista una seconda, seppure auspicata nell’introduzione) di trecento pezzi scelti da Aldo Cesaraccio quando si occupava della rubrica “Al Caffè”, ospitata dalla Nuova Sardegna tra il 1948 e il 1974.
Aldo Cesaraccio firmava i suoi articoli con lo pseudonimo Frumentario, un soprannome quasi affibbiatogli e che intelligentemente era stato accettato, accolto, e sfruttato.
Mi perdoneranno i vecchi padri del giornalismo turritano per non aver mai cominciato una lettura di questo genere, così indispensabile per chi si occupa di cultura in una città ben poco tentacolare quale Sassari è. Lo ammetto, non avevo mai letto un solo articolo, se non forse di sfuggita, di Aldo Cesaraccio, e soltanto ieri ho cominciato a colmare questa lacuna.
Le poche ore che separano l’acquisto del libro dalla stesura di questo editoriale non mi hanno permesso di terminarne la lettura. Ma già dalle prime righe ho evidenziato qualcosa di tragicomicamente attuale: Sassari non è cambiata. Ho provato a fare un esercizio. Ho letto alcuni pezzi “dedicati” ad Assessori vari provando a scambiare il nome dei vecchi politici con quelli attuali, in base alle aree di competenza. Sono cambiate solo le facce, l’andazzo è praticamente identico.
Ma c’è di più, come sempre: al di là della cultura, anche politica, la raccolta è un manuale di giornalismo che andrebbe fatto leggere a qualunque giornalista locale che voglia occuparsi in futuro di qualunque cosa. Frumentario era un cronista di chiarissimo stile, questo emerge da subito, già dal primo corsivo, che il 20 giugno 2013 compirà esattamente 65 anni e che si riferiva a un certo modo di fare e organizzare teatro a Sassari. Riporto la penultima riga, dove contestava la scelta di spettacoli di prosa e lirica, selezionati sul criterio “di sicuro successo”: “E il pubblico affollerà il teatro. E chi non vuole, crepi”. Ce ne fossero… – direbbe oggi Frumentario.
Luca Losito