Da bambina lessi da qualche parte (mi pare un volume dell’enciclopedia dei ragazzi dedicato ai grandi personaggi della storia) che Confucio era l’imperatore e comandava perché conosceva più ideogrammi di tutti. La cosa mi colpì particolarmente così diedi avvio a diverse letture del vocabolario. Una volta mi fermai alla lettera L, un’altra volta iniziai dalla R, provai a leggerlo dalla Z all’indietro, qualche volta a salti e qualche altra il dizionario stazionava semplicemente sul comodino. Alla fine dell’ambizioso esperimento devo confessare che rimasi delusa, perché sentivo di non padroneggiare nessuno strumento che mi consentisse di diventare imperatrice di un bel niente; licenziai la faccenda con un laconico “Magari ci vuole più tempo e mi sono solo portata avanti con il lavoro”.
Anni dopo ho scoperto che “I nostri pensieri sono fatti di parole, e senza parole non c’è pensiero articolato, complesso, evoluto. Senza parole mancano gli elementi di base per costruire un ragionamento. Mente e pensiero, cervello, linguaggio si sono evoluti insieme: in un certo senso, siamo in grado di pensare solo ciò che sappiamo anche dire, e sappiamo pensare tanto meglio quanto meglio sappiamo parlare”. Wittgenstein scrive che si potrebbe dire che «in tutti i casi con “pensiero”, s’intende quello che nella proposizione c’è di vivente. Ciò senza cui la proposizione è morta; una pura e semplice successione di suoni o una successione di figure scritte»
Ora rimango attonita dalla polarizzazione delle opinioni degli italiani.
Ci si divide su tutto e ci può stare, quello che non ci sta e che ci si divida in due. Senza vie di mezzo. Com’è possibile? – mi chiedo. Non ci sono più chiaroscuri, le opinioni sono tutte o bianche o nere.
È il cimitero del pensiero.
La moto ad acqua è una fesseria o bisogna chiedere le dimissioni, non ci sono mezze misure o opinioni più sfumate. Puoi iscriverti ad un club o all’altro sennò rimani fuori dallo stadio. Così è per tutto, l’acqua va privatizzata o va completamente pubblica, non ci sono soluzioni intermedie a seconda della tipicità locale, della quantità di risorsa idrica o che ne so delle dimensioni e dello stato di manutenzione delle infrastrutture. O sei comunista o sei fascista. Devi scegliere se sei vegano o carnivoro, per un consumo moderato consapevole di proteine animali solo nell’età dello sviluppo non c’è il club. L’Italia sembra una puntata di “Ciao Darwin” di Bonolis, palestrati contro divanisti.
È la stanca della nostra società, spero che la marea si ritiri e tornino i chiaroscuri al sole del pensiero. Io cambio idea, alcune volte la penso in un modo, talvolta in un altro ma con dei distinguo, dei paletti, a rischio di sembrare anche un po’ contorta, ma per ora non voglio fare la tessera di nessun club.
Francesca Bonanni