Questa foto rappresenta un momento importante di integrazione della nostra città. La visita ufficiale del marabutto della confraternita islamica sufi Murîdiyya, alla quale sono fedeli tantissimi senegalesi in Italia e la maggioranza in Sardegna.
Il marabutto Mame Mor Mbacke in quei giorni incontrò il questore, il prefetto, il sindaco e altre autorità; i rappresentanti di tutte le Istituzioni dichiararono che la comunità senegalese – come sappiamo – è ben inserita nel tessuto sociale sassarese ed integrata nelle tradizioni locali.
Ho dovuto recuperare questa foto dopo aver saputo che in una scuola pubblica di Sassari si è deciso di non incontrare l’arcivescovo in occasione del Santo Natale, festa cara – come sappiamo – ai cristiani cattolici.

Penso che sia un modo errato di interpretare i concetti di accoglienza, tolleranza e rispetto. Crediamo di offrire rispetto e invece stiamo chiudendo una porta alla conoscenza, allo scambio culturale, all’integrazione, appunto. Censurare le proprie tradizioni per non offendere qualcuno è un atteggiamento gravemente pregiudiziale nei confronti del prossimo.

Come possiamo rispettare gli altri se in principio non rispettiamo noi stessi?
Dovremmo andare oltre al falso buonismo, da quando onorare le tradizioni altrui passa per l’annullamento delle proprie?
Un islamico dovrebbe forse rinunciare al Ramadan se coincidesse col Natale? Non è mai accaduto. Ed è giusto.

Se affermiamo di voler avere rispetto per gli altri non dovremmo cambiare le nostre abitudini. Se arrivasse un ospite musulmano a casa mia e non volesse bere vino non lo ritirerei certo da tavola, non obbligherei gli altri commensali a non bere e non sussurrerei: questo ce lo beviamo dopo da soli quando lui se n’è andato.

Ritengo che una scuola che si professa MULTIETNICA dovrebbe accogliere e non rifiutare.
Poteva essere una buona occasione proprio per parlare di TUTTE le usanze in occasione delle feste religiose: canti, danze e rituali anche pagani non danneggiano certo il cervello ancora puro di un bambino, anzi possono offrire strumenti per scegliere in futuro le proprie regole, il proprio stile, anche la propria fede, se ciascuno vorrà. Che sia cattolica, islamica, buddista, ebrea, taoista, vegana o zimino.

dolcetti

Ho avuto la possibilità di conoscere il Francescano Padre Atzei proprio in quell’occasione e in altre, durante le quali, senza mai chiedermi se io avessi un Dio e quale fosse, ci siamo sempre scambiati consigli, dubbi, e risposte parziali, da uomo a uomo. Così come ho sempre stimato il lavoro degli operatori scolastici di San Donato; ma leggere NELLO STESSO comunicato frasi quali “Sì a qualunque progetto in comune con la Chiesa turritana per favorire nel quartiere i processi di integrazione e di inclusione” e “valutare la possibilità che l’incontro con monsignor Atzei si svolgesse in chiesa e coinvolgesse solo i bambini cattolici” rappresenta una contraddizione non da poco.
Forse gli insegnanti della scuola di San Donato guardano avanti e vogliono trarre vantaggio da questa situazione per cominciare ad escludere totalmente LE RELIGIONI dalla scuola pubblica.
Mi troverebbero d’accordo.
Ma quali RELIGIONI? Sceglierne alcune anziché altre non sarebbe libertà, ma puro privilegio.

E di certo non è questo il momento di evidenziare differenze, ma anzi è ora di trovare punti in comune, Gesù Cristo è caro all’Islam come uno dei profeti più importanti, forse questo dovremmo dire.
Ponti, non muri, oggi più che mai.

Luca Losito

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