Nel 1998 intervistai Magdi Allam, allora redattore esteri del quotidiano La Repubblica. Oggi Cristiano Allam, convertitosi al cattolicesimo nel 2008 dopo 56 anni di pratica dell’Islam, afferma che i musulmani moderati dovrebbero prendere posizione e manifestare contro il terrorismo di matrice islamica, e che alla manifestazione di Roma erano troppo pochi.
“Uscite dalle case! – dice Allam – Fatevi vedere in faccia, uscendo dall’ambiguità e ponendo fine alla dissimulazione! Non siete credibili”.
La prima cosa che dovremmo metterci in testa, al di là dei facili buonismi, è che ogni atto criminale non ha religione, in nome di qualunque fede venga messo in opera; e che la religione è una scelta personale che può essere anche pubblica, mentre la fede è un fatto assolutamente privato.
Riassumo: decido a che associazione iscrivermi ma come parlo con Dio sono affari miei.
Pertanto ogni richiesta di dissociazione rivolta ai cosiddetti musulmani moderati è velatamente razzista, e non si discosta poi di tanto da chi deliberatamente confonde antisionismo con antisemitismo.
A riprova di questo, sempre stamattina ma su facebook, il collega Marco Sanna, ideatore e voce di “Aspirina”, oltre che uomo curioso e accademico, scrive: “Se un gruppo di folli si mettesse a bruciare streghe gridando “Gesù è grande!” io non mi sentirei obbligato a scendere in piazza per chiedere scusa di essere cristiano”.
E ancora: qualcuno si lamenta che la comunità senegalese e i suoi rappresentanti non erano presenti alla manifestazione dei 500 in Piazza d’Italia. Manifestazione, peraltro, non nata per esprimere distacco da un presunto Islam delittuoso, ma per solidarietà con le vittime di una guerra in cui la religione è evidentemente una scusa che non può continuare a reggere, che i morti siano europei, asiatici o africani. Anche i morti non sono cristiani, islamici o buddisti: sono vittime e basta, vittime di un sistema che a qualcuno fa comodo definire “uno scontro di civilità”, “di punti di vista”, “una guerra di fede”, “un conflitto di religione”.
Potremmo affermare che di fronte alle migliaia di quotidiani post sui social, anche 500 persone che esprimono solidarietà ai fatti di Parigi sono insufficienti a rappresentare una città. Sassaresi! Dove eravate? Troppo pochi? Siete dunque a favore dei terroristi?
Ogni segnale andrebbe interpretato per ciò che sostanzialmente è, esulando da una forma data da numeri o da slogan urlati al cielo.
Qualche conclusione:
Da un lato: L’esercito a disposizione del cosiddetto Stato Islamico rappresenta un quarto di un millesimo della Umma, la comunità di credenti dell’Islam. A che titolo parlano di Allah questi vigliacchi assassini?
Dall’altro lato una questione spinosa che tanti falsi buonisti non vogliono affrontare: accettare lo status dell’Islam del nuovo millennio, figlio comunque – da un punto di vista prettamente socioantropologico – di un percorso teocratico, contrapposto ad un occidente figlio di un percorso democratico; parola difficile, DEMOCRAZIA, che ancora fatica a correre allo stesso passo dell’Islam, per quanto moderato o militante decida di essere.
Luca Losito