Sciacaltoio o avvocallo?
Una bella domenica di sole illumina la mia e la vostra città. Così come la Capitale. Mentre scrivo due righe per l’editoriale mi comunicano che un folle ha sparato a due carabinieri nel centro di Roma.
Accendo la tv e per un attimo – ricordando i bei tempi in cui mi occupavo di cronaca – vorrei scrivere qualcosa. Ma mi occupo di cultura, rinuncio, mi dico. Poi vedo che dappertutto, anche sul web, la cronaca diventa opinione, ipotesi, fenomeno culturale. E allora posso a buon diritto occuparmene.
Penso a quei due lavoratori stesi sul selciato di una piazza che ho calpestato centinaia di volte, penso alle loro famiglie, penso a cosa hanno pensato quando hanno visto un signore in giacca grigia puntare loro un’arma contro.
Perché ciò che andrebbe colto, in momenti drammaticamente storici come questo, non è l’unico lato della vicenda, quello cronachistico, insomma. Lasciamo che i governanti facciano le loro considerazioni politiche, gli investigatori indaghino sull’accaduto e i giornalisti… già – mi chiedo – e i giornalisti? Al di là degli inutili collegamenti in diretta con la piazza (dove tutto è già accaduto) e con l’ospedale (dove l’unica notizia è che hanno ricoverato i due militari) con scenette nelle quali gli inviati cercano di capire dalle domande dello studio cosa sia davvero accaduto. L’immagine immediatamente successiva agli spari – come sempre accade – ci viene riproposta più volte. All’inizio tutti cerchiamo di focalizzare l’attenzione sulla vittima, ma poi? Ecco perché dopo qualche replay mi rendo conto di una figura che mi era inizialmente sfuggita. E’ un fotografo, saltella tra i corpi a terra come in una danza, un ballo macabro per scattare due foto, quelle dei due carabinieri stesi a terra. Poi si allontana, certo dello scoop, sicuro di aver catturato immagini spendibili e vendibili. Quando ancora una volta ripropongono la sequenza è ancora più chiara la sua azione e il suo intento. Non già soccorrere, non capire cosa accade, ma scattare. Il suo mestiere è quello, non c’è dubbio. Ma questo modo di saltellare tra i due corpi stesi a terra mi da i nervi. Tutto il mio fastidio per quest’uomo è nella sua abilità fisica, la sua rapidità di messa a fuoco, i dubbi sulla giustezza e giustizia dei suoi atti. E ancora una volta ballonzola tra i corpi, scatta, saltella, scappa, è il Gavroche tra le pallottole della resistenza, inesistenti, della coscienza critica dello spettatore medio.
Giocare a incrociare gli animali è un vecchio gioco di parole tra bambini: chiamatelo sciacaltoio o avvocallo, la sostanza non cambia.
Luca Losito