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Di nuovo una Pasqua. E anche quest’anno arriva di domenica. Ci sono poche certezze nella vita: il tramonto ad Ovest, l’altezza dei gradini, il verso di avvitamento di un bullone, la forza di gravità. E la Pasqua di domenica. Forse dimentico qualcosa. C’è bisogno di tutto il resto, però, perché le certezze sono quei particolari di cui ci si può dimenticare, proprio in quanto ritornano sempre uguali, sempre affini, sempre
Alcide – 14 orizzontale: provincia sarda, sette lettere Gaspare – Cagliari Alcide – Ho detto che sono sette lettere. E poi comincia per Esse Gaspare – Sagliari? Ma che ne so?! Alcide – Ci sei stato in Sardegna? Gaspare – Una volta. A Capri. Alcide – Capri? Aspetta… C, A, P… no, troppo corta Gaspare – Guarda se c’entra Sassari Alcide – S, A… si, c’entra. Ma a Sassari mica
SASSARI, forse ROMA. Forse OGGI, forse NO. -Oggi non scrivi? -L’ho fatto mentre ti aspettavo. -E che hai scritto? -Ho scritto di uno che beve. -Diventi monotono quando ti ci metti… -Anche senza impegno mi viene discretamente, grazie. -Monotono! Anche nelle battute! -Il vino mi ispira, così poi scrivo. E poi bevo per dimenticare quello che scrivo. -Passi le giornate a bere… -E a scrivere! -Scrivi e bevi… -E rutto!
Sono a Roma. Capitale. Come i peccati.
Da qui – che è un posto mica da ridere – si vede il mare. Solo che il mare a me non mi vede. Sto nascosto.