Una mimosa turritana non è un’Acacia dealbata e non è una delle varianti scientifiche o misogine dei rametti colmi di palline gialle che banalmente e vagamente si regalano il giorno 8 di marzo. No.
Una mimosa turritana è il perfetto connubio tra metafora, allegoria e iperbole dell’anima dei sassaresi. Per raccontare i fatti che hanno ispirato questa mia ennesima cronaca dagli USA bisognerebbe immaginare di essere Carlo Lucarelli a BLU NOTTE – Misteri Italiani, una trasmissione che da queste parti vedo spesso e che ho sempre apprezzato.
Come forse tanti di voi sanno esiste a Sassari, relativamente da poco tempo, un nuovo comandante della Polizia Locale: si chiama Gianni Serra e mi pare persona degna di assoluta stima. Ma il punto non è questo.
Appena diventato comandante, Serra affermò di voler riaffermare la percezione della legalità in una città, quale Sassari effettivamente è, dove l’argomento “legalità” pareva volgere verso una brutta piega, almeno da alcuni punti di vista. Prima che le cose precipitino è sempre meglio stroncare sul nascere alcuni comportamenti. La colpa, genericamente, è degli immigrati, dei clandestini, dei marocchini, dei rom etc. etc. etc. Comunque, quel giorno la Ziddai dice la sua e consegna la fiducia al comandante Serra.
Ma qualche giorno dopo, ancora una volta, a queste parole, la Ziddai si divide in due; e questa affermazione viene, nella migliore delle tradizioni turritane, massacrata e osannata, senza vie di mezzo.
Per il turista olbiese ricordiamo che un sassarese non ammetterà mai di avere due occhi neri in seguito a una rissa: spiegherà sempre, condendo la storiella di balle verosimili, di aver dato due occhiate terribili al pugno minaccioso dell’avversario.
Dal giorno del suo insediamento il comandante Serra ha dimostrato una grande operatività e portato a termine alcuni interventi importanti. Moltissimi ricordano la conferenza stampa sulla tutela ambientale e la corretta differenziazione dei rifiuti. Quel giorno il comandante Serra fu massacrato e osannato; senza vie di mezzo.
Ora accade che la città abbia chiesto più controlli e proprio ieri la polizia annonaria in seno alla Municipale, (oggi Polizia Locale), ha sequestrato centinaia di mazzetti di fiori di mimosa che, in spregio ad autorizzazioni amministrative, ricevute e legalità – appunto – venivano vendute per pochi euro nelle vie della città.
Dovrebbe essere qualcosa auspicato e che finalmente si realizza – direte voi, miei piccoli lettori. Finalmente la legalità – dovremmo urlare felici.
E invece no, la Ziddai è insorta; contro i vigili urbani e a favore di chi cerca, umilmente, di sbarcare il lunario vendendo qualche rosellina nei ristoranti. La Ziddai si è poi ulteriormente divisa quando si è scoperto che gli autori della distribuzione e vendita erano degli extracomunitari; uno, in particolare, aveva anche il permesso di soggiorno scaduto e ne è stata richiesta l’espulsione immediata.
Chi scrive non si inventa niente, ma prova a ragionare. Vogliamo il rispetto delle leggi o l’anarchia?
Certamente ci son cose più gravi, scrive il solito qualunquista sui social, ma non è forse dai piccoli ma importanti gesti di legalità che parte il buon esempio nei luoghi in cui non si vuole arrivare a derive pericolose?
La domanda più utile resta sempre la stessa: siamo più bravi a far proclami oppure a tacere?
Ma soprattutto, sassaresi: che tipo di città volete?
Fletch